Nell’ambito della spesa corrente un discorso particolare lo merita la spesa per interessi passivi che per l’Italia è piu’ alto rispetto agli altri paesi UE (ed alla Grecia).

TABELLA 7 - Spesa per interessi (in % PIL) - FONTE: Banca d’Italia -

  1996 2000 2003 2008 2009 2012
2013
 Italia  11,5 6,2 5,1 5,2 4,7 5,5 5,3
Germania  3,5 3,2 3 2,8 2,7 2,4 2,2
Grecia 10,6 7,4 5 5 5,2 5 4
Spagna 5,2 3,2 2,3 1,6 1,8 3,1 3,4
Francia 3,6 2,9 2,8 2,9 2,4 2,6 2,3
Regno Unito 3,5 2,7 1,9 2,3 2 3 3
Media Paesi UME BCE 17 5,5 3,9 3,3 3 2,9 3,1 2,9
Media Paesi UE 27 5,2 3,6 3 2,8 2,6 2,9 2,8

Il fabbisogno finanziario, non potendo essere finanziato con gravosi inasprimenti fiscali, è stato alimentato con il ricorso al debito pubblico. Il debito pubblico ha assorbito un’ingente quantità di risparmio privato che ha determinato un "effetto di spiazzamento" delle imprese il quale, determinando l’aumento del tasso di interesse sui prestiti bancari, ha ridotto notevolmente la richiesta di finanziamento, e ha quindi contratto investimenti e produzione. Tali incrementi di spesa hanno inizialmente provocato aumenti del reddito nazionale Ma poi l’effetto neutrale della moneta si è fatto sentire, facendo sì che l’aumento dello stesso reddito nazionale fosse soltanto "nominale" e non "reale". Successivamente la sua diminuzione, dovuta alle politiche fiscali e monetarie, ha portato alla fine una diminuzione degli investimenti privati.
Oggi il debito pubblico ha superato il P.I.L., e siamo arrivati all’assurdo che i nuovi titoli emessi servono esclusivamente a rimborsare i vecchi titoli e a coprirne gli interessi (autoriproduzione del debito pubblico).
Per gli anni 2014-2018, le stime contenute nella Nota di aggiornamento al DEF 2014 collocano la spesa per interessi su livelli medi inferiori rispetto alle previsioni contenute nel DEF di aprile 2014: in percentuale del PIL, essa passa dal 4,8 per cento del 2013 al 4,2 per cento del 2018 (4,1 per cento programmatico). In valori assoluti la spesa per interessi per l’anno 2014 risulta pari a 76.670 milioni di euro, un valore nettamente inferiore a quello indicato nelle previsioni di aprile 2014. Tale risultato è in buona parte ascrivibile alla diversa contabilizzazione degli interessi sugli swap prevista dal SEC 2010, il che rende i dati di confronto sopra accennati relativamente poco significativi, e in parte a una previsione più favorevole rispetto al DEF dell'andamento dei tassi di interesse.
I tassi di crescita della spesa per interessi sono riportati nella seguente tabella:

Tabella 8 -  Spesa per interessi (variazione percentuale)

SPESA INTERESSI 2014/2013 2015/2014 2016/2015 2017/2016 2018/2017
DEF 2014 0,6 -0,5 3,9 0 0,1
Nota agg. -2 -3,1 1,6 -1,7 -0,3

Il miglior andamento anno su anno riscontrabile nella Nota di aggiornamento rispetto al DEF riflette – come precisato dalla Nota stessa – una graduale chiusura degli spread rispetto ai Bund tedeschi, dall'attuale livello a 150 punti base nel 2015, fino a flettere verso i 100 punti base nel 2016-2017.
In base ai dati aggiornati al 30 settembre 2014, i titoli di debito pubblico in circolazione con scadenze fino a dicembre 2014 ammontano a circa 78 miliardi, mentre nel 2015 scadranno titoli per complessivi 298 miliardi.
L’ammontare dei titoli di Stato in circolazione rappresenta comunque soltanto una parte – sia pur maggioritaria – del debito pubblico complessivo. Quest’ultimo, infatti, è costituito da biglietti, monete, depositi, titoli diversi dalle azioni – esclusi gli strumenti finanziari derivati – e prestiti. Ricordato che al 30 settembre 2014 i titoli di Stato ammontavano a quasi 1.800 miliardi di euro, si fa presente che al 31 dicembre 2013 essi rappresentavano l'83 per cento del debito pubblico complessivo.