La procedura per deficit eccessivo costituisce il cd. "braccio correttivo" del Patto di stabilità; esso è preceduto e accompagnato dal cd. "braccio preventivo", volto a constatare l'esistenza di squilibri macroeconomici e disciplinato dall'art. 121 del TFUE. L'azione di sorveglianza sulle politiche macroeconomiche degli Stati membri costituisce il fulcro del "Semestre europeo", e coinvolge tutti gli Stati membri, indipendentemente dall'esistenza o meno di un disavanzo eccessivo (SCHEDA n. 21/2013 del 29 maggio 2013 a cura di Luca Briasco: Ufficio dei rapporti con le istituzioni dell'Unione europea).
Su richiesta della Commissione, il Consiglio certifica che è avvenuto lo sforamento del patto di stabilità, formula una prima raccomandazione non pubblica, se non vengono intraprese misure per correggere lo sforamento procede a una seconda raccomandazione pubblica, infine commina delle sanzioni. Sempre su proposta della Commissione, il Consiglio si occupa anche di chiudere la EDP.
Per l’Italia è stata avviata nel 2009 la procedura per i disavanzi eccessivi(Decisione 2010/286/UE del Consiglio, del 2 dicembre 2009) adottata su raccomandazione della Commissione , perchè il rapporti deficit/PIL era del 5,3%. Dopo pesanti misure di austerità, il disavanzo pubblico dell'Italia è stato progressivamente ridotto fino ad arrivare nel 2012 al 3,0%, cioè entro il termine fissato dal Consiglio (European Commission - MEMO/13/463 29/05/2013).
Di conseguenza, in seguito alla correzione dei conti (diminuzione del disavanzo al 2,9% del PIL e al 1,8% del Pil nel 2014) prevista dal programma di stabilità 2013-2017, adottato dal governo italiano il 10 aprile 2013 e approvato dal Parlamento italiano il 7 maggio, nel 2013, la Commissione ha proposto al Consiglio l’abrogazione della procedura per i disavanzi eccessivi per l’Italia.
La decisione di abrogare la procedura per i disavanzi eccessivi è subordinata a una "correzione duratura" del disavanzo. Questa condizione è ritenuta soddisfatta se:
i dati notificati per l'anno precedente indicano un disavanzo inferiore al 3% del PIL e
le previsioni di primavera dei servizi della Commissione indicano che nel periodo oggetto di previsione il disavanzo non supererà il valore di riferimento del 3% del PIL.
Nei casi in cui il disavanzo rimane vicino al valore di riferimento e il livello del debito rimane al di sotto del 60% del PIL, la Commissione tiene conto anche del costo netto dell'attuazione delle riforme delle pensioni che comportino la costituzione di un secondo pilastro obbligatorio finanziato a capitalizzazione. La Commissione valuta in particolare se il superamento della soglia del 3% sia totalmente riconducibile al costo netto dell'attuazione della riforma delle pensioni.
Cio’ anche sul presupposto che nell'ipotesi di politiche invariate, le previsioni di primavera 2013 dei servizi della Commissione indicavano un disavanzo del 2,9% del PIL nel 2013 e del 2,5% del Pil nel 2014, ossia inferiore al valore di riferimento indicato nel trattato (3% del Pil).
Il Consiglio, nel prendere atto che la situazione di disavanzo eccessivo è stata corretta, ha abrogato la precedente decisione 291/286/EU sull’esistenza di un disavanzo eccessivo in Italia. Nel contempo ha rammentato che, a partire dal 2013, anno successivo alla correzione del disavanzo eccessivo, l’Italia dovrà realizzare progressi ad un ritmo adeguato verso il proprio obiettivo a medio termine, compreso il rispetto del parametro di riferimento per la spesa, e compiere sufficienti progressi verso il rispetto del parametro di riferimento del debito a norma dell’art. 2, paragrafo 1 bis, del regolamento (CE) n. 1467/97 del consiglio, del 7 luglio 1997.
Nonostante che gli andamenti tendenziali siano già collocati su un sentiero di rigore, per il 2015 e 2016 il rispetto degli obiettivi in termini strutturali richiede una correzione pari, rispettivamente, allo 0,3 e 0,6 del prodotto. Anche nella recente raccomandazione del Consiglio Europeo(Bruxelles, 2.6.2014 COM(2014) 413 final), sul programma nazionale di riforma 2014 dell'Italia, viene ribadita l’importanza di attuare un aggiustamento di bilancio favorevole alla crescita basato sui significativi risparmi annunciati che provengono da un miglioramento duraturo dell'efficienza e della qualità della spesa pubblica a tutti i livelli di governo, preservando la spesa atta a promuovere la crescita, ossia la spesa in ricerca e sviluppo, innovazione, istruzione e progetti di infrastrutture essenziali.